NOI & I GRANDI DELLA STORIA

 

In classe abbiamo conosciuto le imprese di Napoleone e la sua figura di arbitro dei secoli XVIII e XIX ci ha incuriosito e interrogato molto.

Abbiamo così provato a immedesimarci, inventando dei personaggi che abbiamo vissuto con lui una delle sue grandi imprese.


UN SOLDATO DI NAPOLEONE DURANTE LA CAMPAGNA D’EGITTO

Oggi. Un giorno davvero importante per me. Comincio la carriera da militare. O vivo o muoio. Combattere... Sono negato da sempre. Io sono un tipo tranquillo, mi piace leggere, poiché nella mia casa c'è una libreria immensa. Il mio sogno da sempre è diventare uno studioso, specialmente un astronomo, guardare le stelle dal telescopio accanto agli scaffali dei libri. Amo guardare in alto non cadere morto nella polvere per colpa di uno che nemmeno conosco. Penso che Napoleone sia una persona di poco valore, che pensa solo ad uccidere per soddisfare  suoi ideali: conquistare l' Europa. Il motivo per cui sono qui? Non di sicuro per una mia  scelta. Anche se apparentemente per i libri e il telescopio la mia famiglia sembra  ricca, è piuttosto povera, ed io, secondogenito, contro la mia volontà, sono stato chiamato da Napoleone per la carriera militare. I miei genitori non potevano permettersi di pagarmi gli studi, perciò eccomi qui. Questo è il mio secondo giorno nell' esercito, il primo giorno devo dire che sono stato un po' turbato. Questa mattina mi hanno detto che tra circa una settimana si parte per l' Egitto. Ma di già! Non so nemmeno combattere e tra una settimana sono già in Egitto

....

Ora, che siamo in Egitto, devo dire che la guerra non mi appassiona per niente anche se questa è una campagna in cui non combatterò. e per questo sono piuttosto felice. Siamo bloccati in Egitto per colpa degli inglesi e Napoleone è simpatico, visto che non mi fa combattere. i miei compagni, poveretti, se non muoiono devono dormire in terra, in condizioni a dir poco raccapriccianti, mentre io dormo in una tenda di lusso. alla fine,dopo tutti questi anni, sono felicissimo di essere andato con Napoleone, il suo scopo non era quello di farmi combattere, ma quello di assumermi come storico. In Egitto ho fatto di quelle scoperte! Ho trovato una strana pietra con delle incisioni, e grazie alla libreria di casa mia ho decifrato, greco,demotico e geroglifico: si chiama la Stele di Rosetta. Napoleone è una persona che ha lasciato un segno dentro di me, e non lo posso cancellare. Il mio nome è Jean-Francois  Champollion e questa è la mia vita.

Elena

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IO, SOLDATO DELL’ESERCITO NAPOLEONICO

Allora… sono un giovane arciere soprannominato Pisolo, come potete immaginare dal nome io sono un gran dormiglione.

Sono arrivato nell’esercito quando avevo soli 14 anni e ora ne ho diciannove. Provengo da una famiglia abbastanza benestante, mio padre si chiama Luciano e mia madre Simona.

Sono stato scelto dall’esercito perché sono un ottimo arciere, solo perché in battaglia sono svelto reattivo, mentre quando c’erano le esercitazioni ero sempre l’ultimo ad arrivare sul posto.

Sfortunatamente fui mandato nell’esercito più malandato e demoralizzato di tutto l’impero, per acquistare maggior esperienza. E in più, come se non bastasse, tutti i soldati provenivano da classi socialmente umili.

I primi tre anni furono i peggiori della mia vita, ma fortunatamente le cose si sistemarono quando un altro giovane comandante prese in mano l’esercito. Si chiamava Napoleone Bonaparte.

Aveva  qualcosa che nessuno dell’esercito riusciva a spiegare, forse perché non si poteva. Ma comunque è riuscito a trasmetterci quella adrenalina, quella voglia  di vincere, come nessun altro. Cambiò tutto, cioè ci spostavamo svelti perché  non avevamo con noi cibo. Saccheggiavano le città per procurarcelo. E soprattutto ci faceva mentalmente pesare il nostro ruolo come quando si sulle spalle uno zaino e dentro c’è il bastone di un maresciallo che sta a significare che ognuno poteva arrivare al grado più alto.

Nel 1976 venne la  mia prima battaglia: la Campagna d’Italia. Io all’inizio pensavo  che sarebbe stata una disfatta, ma invece uscimmo noi vincitori e in un soli tre anni riuscimmo a conquistare l’intera Italia. Incredibile!!! E non solo conquistammo anche altri stati.

Le condizioni lasciavano un po’ a desiderare, perché non c’era un ospedale, mangiavamo una volta al giorno e c’erano molti litigi su chi doveva salire sul cavallo dove si poteva riposare. Ma questo non importava a Napoleone non gliene importava mai niente; l’importante per lui era che, quando arriva il momento di combattere tutto l’esercito  sia in ordine e pronto all’attacco. E soprattutto nessuno andava d’accordo con gli uomini che si univa  noi nell’esercito, anzi litigavano.

Insomma possiamo dire che da una parte combattevamo uniti, dall’altra parte di litigava spesso o sempre.

In pratica tutti possono nascere da una comune città, in un comune anno, di un comune mese e diventare una persona importante o addirittura re dei francesi, perché tutti possono raggiungere i propri.

Tommaso

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La campagna d’Italia: la scoperta del carisma di Napoleone.

Carodiario,                                                                                                                                                                     1796

Oggi abbiamo marciato verso il Regno delle due Sicilie e, entro domani, lo raggiungeremo. Sono molto emozionato perché per me è la prima guerra così importante.

Caro diario,

Finalmente siamo arrivati e tra poco comincerà la guerra. Si respira aria di conflitti ma siamo fiduciosi. Dico le ultime preghiere e poi mi reco a prepararmi.

Caro diario,

dopo una lunga e faticosa guerra, dove molti amici e compagni d’armi ci hanno lasciato, i piemontesi con i loro alleati austriaci sono sconfitti. Una parte d’Italia è già nostra!!Dobbiamo ripartire da questa vittoria, con la consapevolezza che, con molto impegno possiamo compiere l’impresa.

Caro diario,

Dal regno di Sicilia non ci ha più fermati nessuno, siamo arrivati, in maggio, a conquistare la Lombardia e poi il ducato di Modena e Reggio.Il nostro stato fisico è ancora perfetto e non sembra calare. Certo siamo diminuiti da quando siamo partiti, ma coloro che sono sopravvissuti sono ancora più determinati di prima.

Caro diario,

finalmente la guerra è finita e torniamo in patria da trionfanti, più di mezza Italia è nostra!!! Una cosa che mi ha colpito di questa campagna, una delle prima con Napoleone, è stato il carisma e il coraggio di questo generale. E’ stato lui a spingerci verso nuove conquiste. E’ grazie a lui se abbiamo conquistato tutte queste terre. E’ stato, per tutta la guerra, il nostro faro,  il nostro punto di riferimento. Una persona così illuminata da illuminare gli altri se lo si guarda in faccia. Napoleone mi ha toccato così tanto, perché ha un carisma irriducibile, una personalità irriducibile, è irriducibile.

 

Andrea

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IO, UN GIOVANE SOLDATO DELL’ESERCITO NAPOLEONICO

Mi chiamo Gerry Della Falce e vi racconterò un fatto accaduto molti anni fa, che fu molto importante per la storia della Francia.

Eravamo nel 1812 un momento in cui la Francia dominava gran parte dell’Europa grazie al generale Napoleone Bonaparte.

A quel tempo avevo solo 18 anni ma avrei dato qualunque cosa per entrare a far parte dell’esercito di Napoleone.

Un giorno stavo vagando fra le strade della città quando vidi appeso alla porta di una locanda un cartello il quale diceva che si reclutavano più soldati possibili, di qualunque rango, per la campagna in Russia.

“Lontana la Russia” pensai, ma il desiderio di entrare a far parte dell’esercito di Napoleone era così grande che corsi dentro alla locanda per iscrivermi. Uscii soddisfatto.

Aspettai animatamente il giorno della partenza. E finalmente il giorno arrivò, eravamo tutti schierati, chi a cavallo e chi a piedi (ovviamente io), ad aspettare l’ordine di partenza del comandante.

Poi, tutto d’un tratto, eccolo lì, splendente  con la sua divisa rosso fuoco e col suo cavallo più bianco delle nuvole.

E così partimmo.

Passò un mese e finalmente arrivammo alla prima città da assediare. Suonarono le trombe e noi, ci scaraventammo sulla città, ma ad aspettarci non c’era nessuno.

Convinti che si fossero ritirati festeggiammo la vittoria, grande errore, e per tutta la sera bevemmo fino ad ubriacarci. La mattina dopo andammo nei campi con l’intento di saccheggiarli, ma giunti ci accorgemmo che i campi erano distrutti. Ma non ci facemmo problemi perché avevamo abbastanza scorte.

In quanto a Napoleone avevo avuto la conferma che era un grand’uomo, perché era sempre al fianco dei suoi soldati per infondergli coraggio , anche se non ci siamo mai parlati faccia a faccia.

Intanto i mesi passarono e noi continuavamo ad avanzare nello stesso modo, nessuno ci affrontava, ma il problema è che tutte le volte i campi erano distrutti e le nostre scorte scarseggiavano.

Finchè alla fine arrivò l’inverno, bruttissimo l’inverno della Russia, con la sua neve e il ghiaccio. Eravamo stremati e per lo più il cibo era praticamente finito.

Vidi moltissimi miei compagni morire e mi chiesi quando sarebbe toccato a me, avevo già un buco nella gamba a causa di una pallottola. All’inizio del viaggio ero il ragazzo più felice del mondo, poi mi resi conto che con la guerra non si scherza, e che se fossi tornato indietro avrei preferito non andarci. Ma ormai ero lì e avrei combattuto fino alla morte.

Inoltre mi chiesi se i russi ci stavano attirando in una trappola, allora feci riferimento delle mie paure al capitano, chiedendogli di informare il generale Napoleone. biuyptMi guardò e se ne andò, avevo capito che non mi aveva preso neanche in considerazione.

La mattina dopo mi svegliai e mi accorsi che le mie paure non erano state inutili, stavamo compiendo una ritirata. La ritirata fu più frettolosa del previsto, a quanto pare il generale era preoccupato.

Dopo un mese di cammino nel gelido inverno sostammo a Lypsia. Ci stavamo finalmente riposando (si fa per dire, con quel freddo non si riusciva a rilassarsi)quando all’orizzonte vidi una macchia nera, tipo fumo, che si faceva sempre più grande.

Mano a mano che si avvicinava mi resi conto che non era fumo ma erano in russi! Presi la tromba del trombettiere e mi misi a suonare. Ma come se niente fosse i miei compagni erano impassibili, sdraiati, stremati. Una cosa era cambiata, si vedeva nei loro occhi, che guardavano la macchia che si avvicinava in un modo rassegnato, come se per loro fosse finito tutto.

Suonai la tromba ancora, niente cambiò, ancora….niente. A quel punto presi alcuni miei compagni e li sballottai urlandogli di alzarsi, ma quelli rimasero lì, sdraiati. Allora capii, avevo capito che tutto era finito e anch’io. Mi sdraiai tra i miei compagni e aspettai  il momento cruciale, e tutto diventò nero.

Non so come feci a sopravvivere l’unica cosa che ricordo è che mi svegliai sepolto nella neve.

Dopo quella campagna ne feci molte altre (ancora con Napoleone, e persi anche quelle) ma la più significativa per me fu proprio quella che persi in Russia, al fianco dei miei compagni e di Napoleone, che, prima di svenire, vidi combattere come un leone fino all’ultimo.

Le guerre più significative non dipendono dalla vittoria o dalla sconfitta ma dalle emozioni provate durante, e più forti di quelle non ne provai mai più.

 

Edoardo

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