IO, UN GIOVANE SOLDATO DELL’ESERCITO NAPOLEONICO

Mi chiamo Gerry Della Falce e vi racconterò un fatto accaduto molti anni fa, che fu molto importante per la storia della Francia.

Eravamo nel 1812 un momento in cui la Francia dominava gran parte dell’Europa grazie al generale Napoleone Bonaparte.

A quel tempo avevo solo 18 anni ma avrei dato qualunque cosa per entrare a far parte dell’esercito di Napoleone.

Un giorno stavo vagando fra le strade della città quando vidi appeso alla porta di una locanda un cartello il quale diceva che si reclutavano più soldati possibili, di qualunque rango, per la campagna in Russia.

“Lontana la Russia” pensai, ma il desiderio di entrare a far parte dell’esercito di Napoleone era così grande che corsi dentro alla locanda per iscrivermi. Uscii soddisfatto.

Aspettai animatamente il giorno della partenza. E finalmente il giorno arrivò, eravamo tutti schierati, chi a cavallo e chi a piedi (ovviamente io), ad aspettare l’ordine di partenza del comandante.

Poi, tutto d’un tratto, eccolo lì, splendente  con la sua divisa rosso fuoco e col suo cavallo più bianco delle nuvole.

E così partimmo.

Passò un mese e finalmente arrivammo alla prima città da assediare. Suonarono le trombe e noi, ci scaraventammo sulla città, ma ad aspettarci non c’era nessuno.

Convinti che si fossero ritirati festeggiammo la vittoria, grande errore, e per tutta la sera bevemmo fino ad ubriacarci. La mattina dopo andammo nei campi con l’intento di saccheggiarli, ma giunti ci accorgemmo che i campi erano distrutti. Ma non ci facemmo problemi perché avevamo abbastanza scorte.

In quanto a Napoleone avevo avuto la conferma che era un grand’uomo, perché era sempre al fianco dei suoi soldati per infondergli coraggio , anche se non ci siamo mai parlati faccia a faccia.

Intanto i mesi passarono e noi continuavamo ad avanzare nello stesso modo, nessuno ci affrontava, ma il problema è che tutte le volte i campi erano distrutti e le nostre scorte scarseggiavano.

Finchè alla fine arrivò l’inverno, bruttissimo l’inverno della Russia, con la sua neve e il ghiaccio. Eravamo stremati e per lo più il cibo era praticamente finito.

Vidi moltissimi miei compagni morire e mi chiesi quando sarebbe toccato a me, avevo già un buco nella gamba a causa di una pallottola. All’inizio del viaggio ero il ragazzo più felice del mondo, poi mi resi conto che con la guerra non si scherza, e che se fossi tornato indietro avrei preferito non andarci. Ma ormai ero lì e avrei combattuto fino alla morte.

Inoltre mi chiesi se i russi ci stavano attirando in una trappola, allora feci riferimento delle mie paure al capitano, chiedendogli di informare il generale Napoleone. biuyptMi guardò e se ne andò, avevo capito che non mi aveva preso neanche in considerazione.

La mattina dopo mi svegliai e mi accorsi che le mie paure non erano state inutili, stavamo compiendo una ritirata. La ritirata fu più frettolosa del previsto, a quanto pare il generale era preoccupato.

Dopo un mese di cammino nel gelido inverno sostammo a Lypsia. Ci stavamo finalmente riposando (si fa per dire, con quel freddo non si riusciva a rilassarsi)quando all’orizzonte vidi una macchia nera, tipo fumo, che si faceva sempre più grande.

Mano a mano che si avvicinava mi resi conto che non era fumo ma erano in russi! Presi la tromba del trombettiere e mi misi a suonare. Ma come se niente fosse i miei compagni erano impassibili, sdraiati, stremati. Una cosa era cambiata, si vedeva nei loro occhi, che guardavano la macchia che si avvicinava in un modo rassegnato, come se per loro fosse finito tutto.

Suonai la tromba ancora, niente cambiò, ancora….niente. A quel punto presi alcuni miei compagni e li sballottai urlandogli di alzarsi, ma quelli rimasero lì, sdraiati. Allora capii, avevo capito che tutto era finito e anch’io. Mi sdraiai tra i miei compagni e aspettai  il momento cruciale, e tutto diventò nero.

Non so come feci a sopravvivere l’unica cosa che ricordo è che mi svegliai sepolto nella neve.

Dopo quella campagna ne feci molte altre (ancora con Napoleone, e persi anche quelle) ma la più significativa per me fu proprio quella che persi in Russia, al fianco dei miei compagni e di Napoleone, che, prima di svenire, vidi combattere come un leone fino all’ultimo.

Le guerre più significative non dipendono dalla vittoria o dalla sconfitta ma dalle emozioni provate durante, e più forti di quelle non ne provai mai più.

 

Edoardo

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