CIAULA SCOPRE LA LUNA


NELLA NOTTE ORA PIENA DEL SUO STUPORE

Restò - appena sbucato all'aperto - sbalordito. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d'argento.
Grande, placida, come in un fresco luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna.
Sì, egli sapeva, sapeva che cos'era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna?
Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva.
Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna... C'era la Luna! la Luna!
E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell'averla scoperta, là, mentr'ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore”
.

(tratto dalla novella di Luigi Pirandello, Ciaula scopre la luna)

Dopo aver pianto con Ciaula per il padre morto, aver sofferto con lui nel ventre buio della terra, siamo risaliti all’aperto per respirare a pieni polmoni l’aria limpida e permetterci di scioglierci in pianto per la commozione davanti a questa sinfonia di parole che è il finale della novella.

Quando ti è capitato di fare la stessa esperienza di stupore di Ciaula?


....vide Lei, la Luna.

Abbiamo appena terminato di leggere “Ciaula scopre la luna” scritta da Luigi Pirandello. Questa novella narra di Ciaula e il suo capo zi ‘Scarda, che lavoravano nella miniera di zolfo. Un giorno non avevano finito il lavoro e dovettero continuare durante la notte. Ciaula aveva molta paura del buio, perché a zi ‘Scarda gli era finita una mina nell’occhio e a suo figlio gli si era squarciato il petto.

Continuò a lavorare, ma sempre con la paura de buio, tranne quando pensava al pesante carico sulle spalle…

Quando uscì dalla miniera, per scaricare il carico, vide Lei, la Luna.

Ciaula si mise a piangere, per la bellezza che vedeva tutte le notti, ma di cui non s’era mai reso conto… Allora continuò il suo lavoro senza la paura del buio.

Anche a me è successa più o meno la stessa cosa… Ho provato le stesse emozioni, ma non è una cosa che si vede tutti i giorni…

Io e la mia famiglia rientravamo dalle vacanze natalizie e abbiamo deciso di fermarci ad Assisi, per visitare questa città stupenda. Io continuavo a ripetere: “ Basta!! Torniamo alla macchina, sono stanca!” Non avevamo visitata la chiesa di Assisi e quando sono entrata…

Sono rimasta sbalordita e non pensavo più a quanto ero stanca perché le pareti erano ricoperte di affreschi di Giotto sulla vita di San Francesco. Continuai a girare più e più volte per guardare attentamente gli affreschi, che rischiavo di non vedere per la mia stupidità.

Poi, come Ciaula ha terminato il suo lavoro senza aver più paura del buio, così io ho terminato di visitarare Assisi senza lamentarmi.

Francesca

2 Commenti

LA CHIARITA' D'ARGENTO

 La citazione è presa dalla novella “Ciaula scopre la Luna”. L’autore è Pirandello, che sa dare un tocco di poesia alla storia che, senza un tono poetico avrebbe un impatto diverso sul lettore.

La novella parla di un minatore di nome Ciaula, che una notte arcigna scopre la luna nel massimo del suo splendore, in una chiarità argentea che lo fa rimanere sbalordito. E il giovane, davanti a tanta bellezza si commuove e contempla il cielo.

La storia mi piace perché richiama la fantastica esperienza che ho vissuto nella notte trascorsa a Lagdei e me la fa ripercorrere passo a passo. Non mi dimenticherò mai delle emozioni provate davanti a quella Luna meravigliosa; tutti eravamo lì, davanti a quell’immenso bagliore, ma nessuno fiatava: nessuno si azzardava ad emettere un minimo gemito con la bocca.

I miei pensieri davanti alla Luna sono stati:”è stupendo!”, “sono sbalordita”, “ Una cosa così non me la sarei mai potuta immaginare!”, “ Questo momento sembra fatto apposta per noi, e forse lo è…”.

Avrei voluto urlare al mondo quanto fosse bello il cielo in quel momento, ma qualcosa di più forte me lo impediva. Questo mi ha colpito nel profondo perché è come se quell’attimo dovesse appartenere a noi, alla nostra memoria; perfino quelli che avevano provato a scattare foto hanno raccontato di averle riviste oscure e sfocate. Prima di andare a Lagdei mia mamma mi diceva di guardare la Luna, poiché in quel momento era bellissima, io la guardavo, ma non mi entusiasmavo molto. Quando sono andata a Lagdei ho capito il perché di tanto entusiasmo nel vedere una cosa che c’è sempre: mia mamma aveva già imparato a cogliere il bello nelle cose, e lo stavo imparando anche io.

Era da tantissimo tempo che non guardavo una cosa in questo modo: da piccola andavo in giardino con mio nonno e mia sorella, e nelle notti più serene ci sedevamo sul prato e contemplavamo il cielo al chiaro di Luna. Il nonno, poi, iniziava a raccontare la storia di un omino che faceva il contadino nella Luna e ci spiegava che le sfumature più scure all’interno del bagliore erano i vari filamenti di paglia.

Allora io volevo vedere quell’omino leggendario, e stavo con il naso all’insù sperando di scorgere qualcosa in lontananza.

Riguardare il cielo notturno mi fa ritornare bambina, e quando penso a quelle serate passate sotto alla Luna, la pura malinconia, invade il mio cuore, e la mia anima si commuove, proprio come Ciaula.

Il segreto per non stancarsi mai delle cose è non essere mai sazi di ciò che si ha già visto, ma voler andare al fondo di tutto per saperne di più.

E’ così che fanno i bambini, dal cuore innocente, capaci di stupirsi per tutto e, pur essendo più piccoli e meno colti, ci insegnano come restare a bocca aperta davanti all’ordinario.

(Carolina)

12 Commenti

Cooperativa Sociale Sacra Famiglia a.r.l. - via XI Febbraio, 78 - 26100 Cremona

tel/fax  037238041 - C.F. & P.IVA 01298410190


Statistiche gratis