IL GABBIANO


CHI E’ IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON?

Settembre 2012

 

L’anno scolastico è iniziato con una sfida: vivere anche noi con il desiderio di grandezza del gabbiano Jonathan Livingston, il famoso personaggio creato dalla penna di Richard Bach. Dopo aver letto alcuni brani del romanzo, ecco alcune nostre riflessioni.

 

Immagina di essere un gabbiano dello stormo di Jonathan. Osserva il modo differente in cui conduce la sua vita. Cosa pensi in proposito?


IL DIAMANTE SCOMPARSO

 

Mi chiamo Marco Robusti e sono un investigatore. Da parecchio tempo non ricevo incarichi dal mio capo. Proprio oggi, di buon ora sentii squillare il telefono, alzai la cornetta. Era il mio capo che mi dava le istruzioni per il luogo di un crimine. Finita la telefonata presi un foglio di carta e scrissi “ North street 21, Londra”. Mi recai subito con la mia Mg sul luogo del misfatto; trovai una villa enorme. Una volta entrato vidi un signore anziano, il maggiordomo, che mi fece sedere in una sala dove una signora mi raggiunse. Le chiesi subito il suo nome e le dissi il motivo della mia visita. Lei disse:” Sono Lady Margaret e mi hanno derubata, hanno preso il mio diamante più prezioso”.

 

Iniziai a farle delle domande:” Chi vive in questa casa?” e lei disse:” mio marito John, i miei figli Alfred ed Elisabeth, le cameriere Mary e Jane e il maggiordomo Archibald””Ha qualche sospettato?”” No non conosco la loro vita privata” disse la signora. “ Posso dirle che la mia famiglia è rispettabile, mio marito è un uomo che dirige una ditta, mio figlio Alfred sta studiando in America e mia figlia Elisabeth è una ragazzina un po’ strana ma per bene, resta sempre chiusa in camera sua a suonare il piano. Ho notato solo due cose: di notte vedo spesso la luce accesa in cucina e sento strani rumori, l’ altra cosa che ho notato è che mi mancano sempre due o tre bottiglie di cherry e gin” disse. “ Ho capito, farò delle domande al personale” poi tornai nella camera che mi avevano assegnato. Il giorno dopo incrociai Jane la cameriera, e le chiesi se aveva notato qual cosa di strano in questi giorni, lei rispose di no; ma notai che aveva il naso rosso e quando camminava barcollava; così andai a riferirlo a Lady Margaret. Facendo altre ispezioni per la villa vidi l’ altra cameriera Mary e le chiesi com’ era la sua vita personale e lei rispose.” Sono vedova e ha cinque figli””Viene pagata a sufficienza?”” Si, mi bastano i soldi che Lady Margaret mi dà”. Dopo la conversazione andai a dirlo alla signora e le disse:” Ho scoperto questi casi, ma non ho ancora trovato delle prove convincenti, quindi chiederò anche ad Archibald. Quando lo trovai gli chiesi se era lui a fare quei rumori in cucina e lui rispose:” Si, sono io, di sera invito dei miei amici a giocare a poker, perdo spesso dei soldi, ma non ho rubato io il diamante” aggiunsi “ Va bene ma sa dirmi qual’ cos’ altro che le è sembrato sospetto?”chiesi” Si, ogni settimana il signor John mi chiede di accompagnarlo in una casa, sempre quella, all’ inizio credevo che era per lavoro, ma adesso mi sembra che sia per motivi personali””Dov’ è la casa?””Becker street 11”disse “Grazie andrò a vedere”.

 

Il giorno dopo mi recai in quella casa. Avevo visto il nome sul campanello “ Grace York” , quando bussai mi aprì una signora, mi fece accomodare; le dissi:” Sono venuto per chiederle se conosce John Lancaster” dissi “ No non lo conosco perché me lo chiede?”” Ho le prove: il suo maggiordomo lo accompagna sempre in questa casa e lì sul tavolo ho visto una fotografia di voi due insieme” lei allora confessò “ Si è vero, lo conosco, lui è il mio amante” chiesi “Vedo che la casa è molto bella e lei indossa abiti costosi, sono regali di John?” “Si” “ Dove ha preso i gioielli?” “In una gioielleria in “Big Avenue 86”. La ringraziai e andai là. Vidi un signore e gli chiesi se qualche giorno prima un signore di nome John Lancaster era venuto e gli aveva venduto un grande diamante. Lui rispose di si. Grazie a questa testimonianza ottenni le prove per farlo andare in carcere.

 

Marco

 

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IL MISTERO AFRICANO

Era un lunedì mattina ed era una giornata piovosa, ma già m’immaginavo il sole splendente della Sardegna. La partenza della Ryan Air era prevista per le ore 12:00 ma io ero in aeroporto a Milano già alle 9:55. Data la puntualità, me la presi con comodo così andai a fare colazione al bar. Stavo già ordinando un cappuccino quando il mio collega, vice veterinario John, mi chiamò per dirmi che dovevo correre subito in Congo perché uno degli elefanti africani appena nati non stava bene.

 In quel momento mi sentii un po’ triste perché avrei dovuto rinunciare alla mia bellissima vacanza in Costa Smeralda, tuttavia pensando ad un elefante sofferente mi dimenticai subito della vacanza. Mi recai di corsa a cambiare il biglietto e scoprii che l’aereo per il Congo era partito da 10 minuti.

Richiamai subito John per dirgli che non potevo raggiungerlo perché l’aereo per il Congo era appena partito. John mi disse che avrebbe fatto lui il vaccino al piccolo Mendie.  Andai a casa con quel pensiero che mi balenava nella testa. Quel giorno passò lento fino a quando, finalmente, arrivò l’ora di andare a dormire. Quella notte non chiusi occhio un solo secondo. Alla mattina mi richiamò John per dirmi che Mendie era morto la notte stessa.

 Andai subito in aeroporto per chiedere se c’era qualche volo immediato per il Congo Fortunatamente mi dissero che l’aereo partiva alle 10:00 quindi dopo 10 minuti. Chiamai John per dirgli che sarei arrivata entro 8 ore. Andai sulla navetta che porta all’aeroplano e salii su, dove mi misi in prima fila per scendere per prima. Il viaggio prevedeva una durata di 8 ore con scalo al Cairo. Vicino a me sedeva un signore un po’strano: si chiamava Billy Mendew e aveva la barba lunga fino al petto, capelli lunghi fino alle spalle, basso di statura e paffutello.  

Aveva dei vestiti logori che davano l’impressione che fosse povero. Gli chiesi che lavoro facesse e lui mi disse che commerciava con l’Africa ma non mi seppe spiegare bene cosa commerciava. Arrivati al Cairo mi presi una pausa in un bar e lì trovai una mia amica delle elementari: Johana. Chiacchierammo un po’ e lei mi disse che aveva trovato lavoro al Cairo in un’azienda petrolifera.

Passata l’ora di scalo ritornai in aereo. Ero molto ansiosa di vedere quel povero piccolo elefantino e capire come mai era morto. Finalmente alle 18:00 arrivai al Congo. Andai a noleggiare una macchina con 4 ruote motrici e mi diressi verso la città di Kinshasa dove si trovava il mio ambulatorio veterinario per animali selvatici. Lì si trovavano i miei 2 colleghi, John e Mary, vicini a Mendie.

L’elefante era disteso sul pavimento dell’ambulatorio. Chiesi subito a John e a Mary come mai fosse morto. Loro dissero che probabilmente non aveva cibo a sufficienza. Dopo questo fatto decisi di assumere Sally: una trent’enne che si occupava di fornire la quantità di cibo adeguata ad ogni elefante. Chiamai il signor Blue per portare via Mendie. Decisi di stare in Congo ancora per due giorni. Il giorno dopo accolsi Sally e vidi che era una ragazza molto in gamba e preparata.

Era una ragazza del luogo che aveva una grande passione per gli animali, in particolare per gli elefanti.  Aveva tre fratelli e quattro sorelle e viveva in un villaggio in città. La notte fu un po’meglio, però ancora non riuscivo a capire perché Mary e John non si fossero presi cura di Mendie correttamente.

Per prendermi un giorno di relax assoluto decisi di andare a fare una gita al mare, a Luanda in Angola.

Non vedevo l’ora di buttarmi nell’acqua cristallina dell’oceano Atlantico.

Quando mi tuffai scoprii che l’acqua era caldissima!

Essendo molto freddolosa, potei restare in acqua per molto tempo e godermi il mio unico giorno di vacanza di tutto l’anno. 

Arrivò il tramonto. Me lo ricordo ancora oggi quel tramonto così magico con tutte le sfumature di caldi colori africani.  Per un attimo mi sembrò di rilassarmi davvero.

Più tardi mi incamminai verso l’ambulatorio.

Arrivata a Kinshasa, andai a controllare gli elefanti e vidi che la mamma di Mendie,  Lucy, era morta anche lei…stava succedendo qualcosa di strano...

Andai a vedere in che stato era il giardino immenso dello studio veterinario e lì incontrai Albert, il giardiniere.

Gli chiesi se dovevo comprare qualche diserbante o qualche spray per le piante, e lui mi disse che mancava lo spray anti cocciniglia, lo spray anti afidi e il diserbante.

Mi diressi da Peter, un uomo che aveva il negozio “Plant and Plant” e da lui comprai tutto il necessario che poteva servire ad Albert.

Quando tornai, consegnai al giardiniere gli spray e il diserbante e lui mi disse che li avrebbe spruzzati il giorno successivo.

Alla sera avvisai John e Mary sulla morte di Lucy.

Fu una notte insonne e con molti incubi.

Quando alla mattina mi sveglia avevo molta fame perché la sera precedente non avevo toccato cibo.

Andai all’ambulatorio e lì trovai solo Mary perché John aveva il giorno di riposo.

Andai a vedere se era successo qualcosa agli elefanti, infatti… era morto anche Moon, il padre di Mandie.

Ispezionai la zona e, ad un certo punto, vidi per terra una siringa.

La portai subito in laboratorio.

Andai a salutare Albert e lo vidi disperato…il diserbante era calato tutto d’un colpo.

Andai in laboratorio per analizzare cosa conteneva la siringa.

Pareva ci fosse dentro il diserbante.

Cercai di chiamare John e Mary per dirgli che era morto un altro elefante e che nel loro recinto avevo trovato una siringa contenente il diserbante, ma nessuno dei due mi rispose.

Andai a casa di John senza avvisarlo e vidi un uomo da dietro che correva.

Mi sembrava una persona che avevo già visto.

Sembrava avesse in mano due zanne lunghissime di un elefante adulto.

Entrai nella lussuosa casa di John, parlammo un po’ e mi offrì un caffè.

Stavo buttando il bicchierino usa e getta del caffè quando vidi tanti barattoli di plastica con le etichette staccate.

Andai a casa con molti sospetti e aspettai l’ora di cena leggendo un libro: Theodore Boone l’accusato.

L’appetito non mi mancò, poi andai a letto.

Alla mattina mi alzai di scatto pensando che fosse tardi invece erano solo le 6:30.

Feci colazione in un bar poi andai dagli elefanti.

Incontrai Sally e vidi che dava il cibo agli elefanti.

Mi sentii sollevata perché sapevo che di lei potevo fidarmi. Andai da John a perlustrargli la casa di nascosto e ad un certo punto il cuore iniziò a battermi fortissimo… vidi i tre elefanti senza zanne dietro casa sua.

Andai subito a chiedergli spiegazioni ma vidi che lui non era in casa.

Gli lasciai un biglietto con su scritto: appena puoi chiamami.

Mentre percorrevo il sentiero polveroso per arrivare all’ambulatorio, improvvisamente mi ricordai di Billy Mendew, lo strano signore dell’aereo.

Ecco a chi assomigliava la persona che stava fuggendo dalla casa di John con in mano le zanne!

Quindi John uccideva gli elefanti con i diserbanti che ho trovato nel suo cestino di casa, vendeva le zanne a Billy che le esportava nel mondo.

Non mi restava che chiamare la polizia…

 

SARA

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Il furto al bar

 

Quel giorno sembrava uno come gli altri......

Io ed i miei amici, Flavio, Riki e Simo andammo alla Balde, come ogni giorno .

Dopo aver fatto la solita partita di ping-pong, andammo al gazebo a prendere qualcosa da mangiare e da bere . Arrivati scoprimmo che c 'era una nuova barista e gli chiedemmo il solito, ma ci disse che non c 'era . Noi stupiti dopo avergli chiesto un paio di cose , dicemmo: “Ma avete qualcosa o no !?”

Ma Lei rispose: “Ultimamente ci sono stati un paio di furti , mi dispiace …”

E noi: “Ah, ok, scusi”. Il giorno dopo si ripete tutto uguale, tranne che il bar era chiuso, e ci era attaccato un foglietto che avvisava : “Ultimamente ci sono stai molti furti al bar, chi ne sa qualcosa a riguardo venga in segreteria”.

Non ci facemmo tanto caso e andammo al bar di sopra e notammo la nuova commessa che scendeva con il carrello per rifornire il gazebo, ma era vuoto! Di solito si scende con i rifornimenti per il bar e si sale con il carrello vuoto! Poi la notammo salire con i rifornimenti e andare al parcheggio, e le chiedemmo che ci faceva lei con i rifornimenti del bar e disse che a noi non doveva importare e ci lasciò .

Ritornammo e continuammo la nostra giornata , ma nei giorni successivi notammo che al bar c'era sempre meno roba e pensammo sempre di più che fosse stata la barista. Ogni giorno notammo che c'era sempre qualche barista che portava via carrelli di roba .

Il giorno dopo al megafono si scusarono per la poca disponibilità del bar perché gli avevano consegnato cibi scaduti . Quindi non poteva essere stata la barista e compagnia ,quindi cercammo di uscire da questa storia. Ma al bar mancava sempre da mangiare tanto che dovevamo portarci la merenda da casa . I giorni passavano e con essi l'estate, e il mistero restava . Nessuno veniva più alla Balde o perlomeno poca gente . Ma un giorno incominciò anche a mancare il cibo al bar al chiuso, nessuno quindi si fermò più a mangiare la sera. Cominciammo a pensare ad un furto esterno. infatti in quel periodo c'era la fiera … Intanto i furti continuavano e non c'era la minima traccia di furto , scomparivano e basta. Un giorno chiesi a mio papà se potevo andare in cucina a vedere dove tenevano le scorte e notai delle piccole cacchette , e lo dissi a mio papà , che invece che pensare fossero un indizio, pensò piuttosto a pulirle . Lo stesso giorno incamminandomi verso la macchina per tornare a casa, notai degli scoiattoli ,entrare e uscire dalla finestrella mezza aperta. E collegai i due fatti! Rientrai in cucina e li vidi rubare , ma in cucina non c'era nessuno , perché era tardi ,quindi nessuno se ne accorgeva . Lo dissi subito a mio papà che chiuse la finestra.

Così scoprimmo che erano stati gli scoiattoli ! Tutti si erano preoccupati per niente . E cosi finisce una storia molto strana .

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Cosa lo avrà spinto ad andare fin lassù?

Sto volando a piene ali con i miei compagni, cercando pesci nel mare. Ci manca Jonathan. Dopo la sua decisione di volare alto, non lo abbiamo più visto. Gli altri sono un po’ arrabbiati e offesi, perché lui ci ha abbandonato, ma io sono molto triste, sento proprio la sua mancanza. La sua voglia di vivere e il suo entusiasmo mi davano la carica e mi rendevano felice. Quando era presente diventavo anche un po’ meno pigra…

Vorrei essere anch’io come lui: avere il coraggio di volare in alto a 500 metri e planare in picchiata, svegliarmi all’alba per vedere il mondo dall’alto sotto un’altra luce, volare di notte vicino alla costa e alle luci occhieggianti…

Cosa lo avrà spinto ad andare fin lassù? Cosa blocca me a fare la stessa cosa? Vedevo che Jonathan nel nostro stormo non si sentiva realizzato e pensava sempre che un giorno sarebbe riuscito a volare in alto nel cielo. Non si accontentava della nostra vita comune, voleva qualcosa di più. A tutti gli altri gabbiani non sembra sensato che un gabbiano comune voli di notte, ma loro non sanno che lui è speciale, diverso dagli altri, con altre aspirazioni, ma non per questo meno importante. Jonathan non è mai stato solo, anche quando volava di notte: dentro di lui c’è sempre stato qualcuno che lo ha aiutato e lo ha guidato, Dio.

Certo Jonathan vola in alto, perché ha la certezza che qualcuno sarà sempre accanto a lui. Ma io ho questa certezza? Sì, e allora domani partirò anch’io e volerò alto e non mi fermerà più nessuno!   

                                                              

(Elena)

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Mi incanto a guardare le sue acrobazie

“Hei, ma cosa stai combinando lassù!!!!” urlo mentre lo guardo volteggiare nel cielo.

Ma lui non risponde, è troppo lontano e troppo intento a compiere le sue acrobazie in volo, Jon vive in un mondo tutto suo, è così strano quel gabbiano!!!.

Finalmente dopo lunghi e interminabili minuti, che mi sembrano ore, si dirige verso di me.

Atterra rovinosamente sulla roccia e esclama: “ Accipicchia com’è dura questa roccia!!!..che botta ragazzi!!”.

“Jon ma che ci facevi così in alto?” chiedo

“Sai Timoty ho voluto provare a fare una cosa che meditavo da giorni”

“Dai dai raccontami!!!, muoio dalla voglia di sapere di che cosa si tratta!!”

“Ok! Ok! Ora ti racconto tutto!”

Jon ha cominciato il suo racconto e io non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi movimenti, ci mette un entusiasmo veramente travolgente…E’ troppo speciale!!

Spesso si isola dal gruppo per pensare, se non lo conoscessi direi che è pazzo, ma lui è così.

Ama volare per stare solo con se stesso, tra cielo e mare volteggiare alto. Credo che si senta come un aeroplano…

Anzi direi che è un pilota perfetto!!!

Mi incanto a guardare le sue acrobazie e mi entusiasmo ad ascoltare i suoi racconti, io lo adoro perché lui è così diverso da noi.

Io vorrei provare ad imitarlo, ma mi manca il coraggio, ho paura di non essere all’altezza, così lo guardo e sogno.                     

 

(Alessandra)

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Come era contento quando mi raccontava dei suoi voli.

Appartengo dello stormo da due anni e solo ora mi accorgo che un mio compagno di gruppo non ha ancora imparato a prendere i pesci… che strano, eppure sono buoni; lui pensa solo a volare e lo vorrei aiutare a mangiare perché tra pochi giorni i pesci nuoteranno più in basso e sarà più difficile prenderli.

“Ciao sono Steve e faccio parte di questo stormo da due anni, tu come ti chiami?”

“Io mi chiamo Jonathan Livingston”

“Ho notato che non sei molto bravo a pescare potrei aiutarti io..!”

“Sono bravo a prendere i pesci.. solo non mi piace mangiarli perché preferisco volare”

“Si vede, sei molto bravo, ma perché non ti piace prendere i pesci? D’altronde servono per vivere” “lo so, ma c’e qualcosa che mi interessa di più se vuoi un giorno te lo spigherò, ora si è fatto tardi devo andare dai miei genitori ciao Steve !”

“Ciao Jonathan, alla prossima!”

Avevo intuito che era interessante quel gabbiano per i suoi modi di fare mai continuavo a chiedermi perché non vuole mangiare? perché non vuole stare con lo stormo?”

Dopo qualche giorno ci rincontriamo.

“Ciao Jonathan !”

“Ciao”

“I gabbiani anziani dicono che da domani i pesci nuoteranno più in profondità”

“Ah non lo sapevo. Tanto non mi preoccupa il mangiare”

“Ma perché ti interessa più volare che prendere il cibo? “

Mi guardò, sorrise e mi disse: “Se mi segui lo capirai”

Si portò a seicento metri di quota, sopra il mare nero come la pece e senza star li a pensare si gettò in picchiata (....) un grigio bolide sotto il chiaro di luna.

Intanto io ero li a guardarlo volare.

E pensavo.

Come era contento quando mi raccontava dei suoi voli.

Quasi quasi ci provo anch’io!

“Jonathan, aspettami arrivo”.


(Stefano)

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...lui doveva aspirare a una maggiore perfezione.

Aveva capito che fare il misero lavoretto non serviva a niente e che lui doveva aspirare a una maggiore perfezione.


(Tommaso)

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...c’è un gabbiano di nome Jonathan....

Mi chiamo Edoardo e sono un gabbiano comune che vola solo per mangiare, come tutti i miei compagni. Ma c’è un gabbiano di nome Jonathan che vola per piacere e per provare nuove emozioni. In questi giorni ho notato il suo comportamento e ho incominciato a pensare perché lui si sente così speciale. Dopo aver pensato a lungo ho creduto che era un pazzo, che faceva cose che ai gabbiani non servono per vivere. Da quel giorno ho pensato che era solo bizzarro, finché una sera lo vidi svolazzare in un modo affascinante, senza pensare alle osservazioni che gli dicevano gli altri. Allora io capii finalmente che Jonathan aveva ragione a sentirsi speciale perché quando qualcuno ha qualcosa da solo e prova sentimenti unici si sente veramente speciale. Sono strasicuro che ho trovato la soluzione ovvero che Jonathan è un gabbiano veramente speciale!


(Edoardo)

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Sono un gabbiano come tutti....

Sono un gabbiano come tutti ogni giorno volo, amo la libertà osservo i colori della natura, ascolto i rumori degli altri animali e di tutto ciò che mi circonda, tra il sole, le nuvole, la pioggia il vento sono costretto ogni giorno a convivere. Il mare le onde fanno parte del mio regno, dove ogni giorno con astuzia mi procuro il cibo, viviamo a gruppi anche se apparteniamo alla stessa specie, abbiamo le stesse abitudini a volte capita che qualcuno è diverso. Tra noi vi è un gabbiano che fisicamente assomiglia a tutti noi ma il suo comportamento è strano, tutti l’osservano, e tentano di giudicarlo.


(Riccardo)

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Penne e ossa

Sono un gabbiano dello stormo di un certo Jonathan L. che non ha tutte le rotelle al posto giusto perché tutti i gabbiani volano per mangiar ma lui no, a lui importa solo volare in alto e divertirsi. Se io fossi i suoi genitori lo obbligherei a mangiare se no diventa un gabbiano pazzo. Io mi domando perché lo fa? Si diverte cosi tanto? Non crede di dover mangiare qualcosa ? Penne e ossa è e se continua credo che diventerà solo ossa. Forse se gli chiedo perché vola si arrabbia? Non fa niente le lo chiedo lo stesso.

“Ei Jonathan ti posso fare una domanda? “ gli chiesi; “Certo!” mi rispose. “Perché continui a volare?”

“Non so, è un sogno, una passione, mi diverto “. Ero un po’ confuso.

“Vuoi volare con me?”

“Cosa? Ah, sì. Ok. Ma è già notte è pericoloso” dico.

“Se vuoi puoi andare a casa” ribatte lui. “No!” urlai. Ma lui era già partito. Allora lo seguii. Volammo nella notte seguendo la fugace tentatrice, l’avventura.


(Gabriele)

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....cercare di vedere con più attenzione.

Io però in fondo al mio cuore credo che Jonathan stia facendo la cosa giusta; è bello avere dei sogni da inseguire e imparare a conoscere e rispettare meglio se stessi e gli altri. Non giudicare subito qualcuno o qualcosa ma cercare di vedere con più attenzione. Realizzare i sogni costa tanta fatica e impegno; a volte ti puoi sentire solo perché chi ti è vicino non condivide la tua idea, ma se è veramente importante è indispensabile per te raggiungere l’obbiettivo per essere realizzato e appagato.


(Andrea)

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...ho provato a parlargli....

Io iniziavo a preoccuparmi per questo strano comportamento di Jonathan e ho deciso di capire perché lo fa. Ho provato a parlargli più e più volte ma non comprendevo ciò che voleva dirmi.


(Francesca)

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....vidi per la prima volta le stelle e la luna

Era come se il suo nutrimento fosse la passione per il volo. […] Un dì gli chiesi “ultimamente non hai fatta buona pesca” lui mi disse “io amo volare come amo i miei genitori” stupito mi fermai un attimo e provai a seguire il suo metodo di vivere. I miei genitori non volevano ma io ogni volta che potevo mi incontravo con lui. Ogni tanto volavo di notte con Jonathan e una di quelle volte vidi per la prima volta le stelle e la luna che era meravigliosa e faceva immaginare mondi nuovi da scoprire.


(Stefano Paolo)

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...vorrei essere un gabbiano libero che sa volare...

Jonathan Livingston e' un gabbiano molto coraggioso, ha affrontato il buio nella notte. Io personalmente non ci sarei riuscita ad affrontare il buio e volare nella notte. Io vorrei essere un gabbiano libero che sa volare e procurarsi il cibo quando lo decide lui. Tu gabbiano te ne infischi di tutto e di tutti. Io ti ammiro perché tu sai volare e io no, io voglio essere la migliore della classe ma non ce la faccio ad esserlo, faccio molta fatica. Io sono invidiosa dei miei compagni perché penso che loro siano più fortunati, ma questo non e' vero. Io non mi piaccio come sono perché vorrei avere tante cose che non ho. Vorrei essere quasi perfetta ma e' impossibile esserlo, beati quelli che si sentono così. Io dovrei fare come te Jonathan Livingston devo essere libera nella mente , devo fregarmene di tutto e di tutti, non devo mai guardare gli altri, devo essere me stessa , fare ciò che mi sento di fare ed ascoltare chi mi vuole bene. Tu gabbiano possiedi la libertà , tu sei speciale ma io no. Tu gabbiano Jonathan Livingston ti guardi dentro e fai ciò che ti sembra giusto fare. Io non mi sento speciale ma sbaglio perché tutti siamo speciali e siamo anche un dono di Dio. Lui ci ha fatto come un prodigio, ed ognuno di noi ha delle caratteristiche diverse che ci possono rendere speciali.

(Avril)

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