Il relatore ha presentato ritratti di illustri personaggi storici e/o dello spettacolo (alcuni diventati icone simbolo del nostro tempo), focalizzando l'attenzione sullo sguardo e sull'espressione del volto, che l'artista ha scelto di ritrarre o immortalare con determinate intenzioni comunicative. La scelta del soggetto, del suo sguardo, della sua posizione, dello scenario in cui collocarlo sono fattori di cui il fotografo deve tenere conto. La seconda parte dell'intervento si è concentrata invece sulle corrette strategie e modalità di realizzazione della fotografia, a partire dalla proiezione di alcuni scatti che presentavano errori.
Questo incontro ha contribuito ad approfondire nuovi aspetti relativi all'osservazione del particolare: abbiamo compreso, anche grazie ad una esperienza di tipo laboratoriale svolta in classe, che esistono innumerevoli modi di guardare un singolo oggetto e di interpretarlo. Inoltre ci siamo soffermati su alcune sue fotografie di oggetti comuni, estrapolati dal loro contesto d'uso e ricollocati in nuove situazioni.
LE NOSTRE CREAZIONI (classe 2A)
La dott.ssa, pittrice e fotografa, ha presentato un approccio più artistico: gli scatti nascono dalle suggestioni quotidiane che la realtà evoca.
In questo percorso abbiamo acquisito maggiore consapevolezza nel nostro territorio d'origine, anche grazie alle parole di un autore che, meglio di noi, ha saputo descrivere l'amore per la propria terra
Il mio cuore si gonfia per te, Terra,
come la zolla a primavera.
lo torno.
I miei occhi son nuovi. Tutto quello
che vedo è come non veduto mai;
e le cose più vili e consuete,
tutto m’intenerisce e mi dà gioia.
In te mi lavo come dentro un’ acqua
dove si scordi tutto di se stesso.
La mia miseria lascio dietro a me
come la biscia la sua vecchia pelle.
Io non sono più io, io sono un altro.
Io sono liberato di me stesso.
Terra, tu sei per me piena di grazia.
Finché vicino a te mi sentirò
così bambino, fin che la mia pena
in te si scioglierà come la nuvola
nel sole,
io non maledirò d’esser nato.
lo mi sono seduto qui per terra
con le due mani aperte sopra l’erba,
guardandomi amorosamente intorno.
E mentre così guardo, mi si bagna
di calde dolci lacrime la faccia.
Camillo Sbarbaro
L'esperienza della fotografia ci ha insegnato a guardare ogni particolare che ci circonda, anche quello più consueto o scontato, con occhi diversi: un nuovo stupore ha animato il nostro sguardo.
Io credo che una foglia d'erba non sia meno d'una giornata di lavoro compiuta dagli astri,
Egualmente perfetta è la formica e un granello di sabbia, e l'uovo dello scricciolo,
E la raganella è un capolavoro paragonabile ai più eccelsi,
E il rovo rampicante adornerebbe le sale del cielo,
E la più semplice giuntura della mia mano può irridere qualsiasi meccanismo,
E la mucca che sgranocchia a testa bassa supera ogni statua,
E un topolino è un miracolo bastevole a convincere migliaia di increduli.
Walt Whitman
La nostra speranza è ora quella di non abbandonare mai questa meraviglia, fino a commuoverci di fronte alla bellezza che illumina ogni cosa, proprio come è accaduto a Ciaula.
(…) E non vedeva ancora la buca, che lassú lassú si apriva come un occhio chiaro,
d’una deliziosa chiarità d’argento.
Se ne accorse solo quando fu agli ultimi scalini. Dapprima, quantunque gli paresse strano, pensò che fossero gli estremi barlumi del
giorno. Ma la chiaría cresceva, cresceva sempre piú, come se il sole, che egli aveva pur visto tramontare, fosse rispuntato.
Possibile?
Restò – appena sbucato all’aperto – sbalordito. Il carico gli cadde
dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprí le mani nere in quella
chiarità d’argento.
Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, gli
stava di faccia la Luna.
Sí, egli sapeva, sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui
non si è data mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che
in cielo ci fosse la Luna?
Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli
la scopriva.
Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola, eccola là, la Luna… C’era la Luna! La Luna!
E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran
conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là,
mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che
pure per lei non aveva piú paura, né si sentiva piú stanco, nella notte ora piena del suo stupore.
Luigi Pirandello
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