MARIACHIARA IVALDI

L’uomo è sempre lo stesso, cambiano i tempi ma l’essere umano, dalla sua nascita alla sua morte, si pone e cerca di trovare risposta a queste due domande: “Chi sono io? Dove sto andando?” L’uomo di ieri come l’uomo di oggi e come l’uomo del futuro cammina, inciampa, si rialza, gioisce, piange, odia e ama; aprendosi agli altri quest’uomo scopre se stesso e trova il senso del proprio cammino.

Ognuno raggiunge questo traguardo con il suo tempo e vivendo il suo tempo, beneficiando della tecnologia, delle invenzioni ed in generale del progresso che ha a disposizione nel suo particolare periodo storico, affrontando le paure, le insidie, i problemi sociali della sua epoca.

L’estate scorsa ho avuto la fortuna di andare in vacanza nelle Marche e di conoscere il mondo Leopardiano visitando Recanati con il magnifico Palazzo Leopardi. Ho immaginato quest’uomo intento a guardare l’orizzonte dal Colle dell’Infinito e a scrivere poesie struggenti liberando mente e cuore.

Cosa aveva a disposizione Leopardi per realizzare i suoi capolavori? Alla sua epoca Leopardi disponeva di poco, solo una penna e un calamaio ma aveva la fantasia, aveva sete di sapere e amava la vita al di là di tutto, anche della sua precaria salute. Oggi l’uomo ha a disposizione ben altri strumenti (tablet, cellulare, televisione, radio ecc..), può con un semplice clic, collegarsi al mondo, essere visto da tantissime persone (anche da sconosciuti); attraverso i Social Network come Facebook e Twitter, può dialogare, confrontarsi con chi desidera.

L’uomo che utilizza oggi queste tecnologie avanzate, dentro è però lo stesso di un tempo. Infatti, come Leopardi e come l’uomo che il 4 ottobre del 1957 seguì il lancio dello Sputnik, anche l’uomo “moderno” spera nel futuro e si

pone ancora le medesime domanda sull’esistenza.

Diversamente da questi uomini esemplari, l’uomo contemporaneo ha progressivamente diminuito la sua voglia di sapere, di fantasticare e il gusto della scoperta. Pretende tutto e subito, non riesce più ad aspettare. Così, le piccole ma grandi emozioni che la vita ogni giorno regala, gli sfuggono sotto il naso. Per quest’uomo annoiato, sempre di corsa ma mentalmente pigro, alla fine della sua frenetica giornata, è più comodo restare seduto davanti ad un computer o attaccato al cellulare guardandosi in uno schermo che non rispecchia la sua vera immagine; restare fermo senza assumersi responsabilità, senza prendere decisioni è l’unica scelta che riesce a fare.

Purtroppo troppo spesso anche noi ragazzi non affrontiamo la vita con quella passione, quella grinta e anche quell’ ingenuità che servono per crescere, restiamo fermi in perenne attesa che qualcosa ci stimoli, ci emozioni. Se siamo diventati così, non è solo colpa nostra. Forse, un esame di coscienza dovrebbero farselo anche gli adulti quando non ci rimproverano se stiamo ore e ore incollati al computer o restiamo connessi al cellulare anche quando andiamo a dormire. I genitori dovrebbero riflettere quando a cena invece di dialogare con i figli sono i primi a guardare solo il telefonino

o quando guidando mettono a rischio la loro stessa vita e quella dei figli per rispondere al cellulare o infine quando si vantano davanti agli amici perché il loro bimbo di 5 anni sa già rispondere al telefono e mandare sms però non si preoccupano minimamente se non riesce a fare una costruzione, un puzzle, non socializza con i coetanei....

Questo nuovo comportamento che è ormai una malattia globale frutto dell’uso sbagliato della tecnologia genera solitudine e isolamento anche all’ interno della famiglia di oggi. Così troppo spesso, a causa della fretta, della mancanza di osservazione e di comunicazione all’ interno dell’ambito familiare, le difficoltà, le paure che gli adolescenti hanno nella crescita, non emergono; i segnali che lanciano agli adulti molte volte non vengono colti neppure dai genitori.

Alcuni adolescenti diventano fragili e attaccabili da chiunque (vengono presi in giro, umiliati a parole, picchiati dai coetanei), diventano lo zimbello della Rete perché ricevono insulti sui Social Network anche da persone che non hanno mai frequentato.

Credo che la tecnologia debba essere considerata una risorsa e sfruttata da tutti (grandi e piccoli) per migliorare la vita non per distruggerla.

Gli adolescenti in particolare devono avere il coraggio di chiedere agli adulti di parlare con loro, di aiutarli ad affrontare la vita.

I grandi devono ascoltare e osservare meglio i loro ragazzi, chiedere loro una volta in più se stanno bene, se qualcosa li turba, anche perché potrebbero sempre avere bisogno di loro quando invecchieranno.

Credo sia questo il modo, per qualsiasi giovane di qualsiasi epoca, per ncostruire il proprio destino e diventare un uomo.

Credo che, camminare con timore, fiducia e speranza per trovare il nostro posto e consegnare a chi verrà dopo di noi un mondo migliore, sia l’unico modo e l’unico motivo per cui, in qualsiasi epoca, valga la pena vivere.

A Recanati Leopardi, dalla finestra del suo studio, ammirava Teresa (alla quale dedicò la famosa poesia “A Silvia”). Oggi dietro quella finestra c’è questa scritta “Quando l’uomo concepisce amore tutto il mondo si dilegua dagli occhi suoi, non si vede più se non l’oggetto amato”.

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