UN NUOVO CASO PER MICHELE SOMMATUS


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In un gelido pomeriggio d'inverno la neve scendeva fitta fitta e in Viale Po era impossibile muoversi con la macchina. Fu lì in una villa del viale che ci fu un omicidio. A Cremona era insolito che nevicasse così tanto e le strade erano deserte. Era il 16 gennaio del 2006. Michele Sommatus, famoso detective della città venne incaricato per risolvere il caso. Era una persona molto colta che amava i casi difficili, il suo scrittore preferito era Arthur Conan Doile perché di carattere assomigliava molto a “Sherlok Holmes”. Tutti lo definivano un genio e in effetti non avevano torto. Non amava andare in vacanza e si capiva perché era pallidissimo e in casa non aveva neanche una foto di una sua vacanza. Egli si recò nella splendida villa antica dove venne accolto con molta cortesia da Ottavio, il cameriere. Questi era un ometto basso e grassoccio, calvo e con il sorriso sempre stampato sul volto rubicondo. Avrebbe preferito svolgere un lavoro più importante, ma le situazioni della vita lo avevano costretto ad accontentarsi.

Il cameriere lo accompagnò nel salotto dove seduti sul divano lo attendevano i familiari della vittima. Appena l'investigatore entrò nella stanza la signora Amanda Rossi, moglie del defunto, si alzò di scatto, gli andò incontro e si presentò; quindi lo accompagnò nello studio dove si trovava il cadavere. Il corpo del padrone di casa era seduto sulla sedia accasciato sulla scrivania. Maicol Percivale era morto per asfissia dovuta all'apertura della valvola di una stufetta a gas posta in un angolo della stanza. La donna gli fece strada ma non riuscì ad entrare: era visibilmente scioccata. Si trattava di una persona sui cinquant'anni, alta 1, 65, snella, bionda. Nel complesso era una bella signora. Si capiva dal suo modo di fare che doveva avere un carattere dolce ed affabile. Michele iniziò ad osservare il cadavere, gli oggetti e la loro posizione all'interno della stanza con molta attenzione.

L'uomo era alto e magro con folti capelli neri, il naso aquilino e gli occhi infossati. In una mano stringeva l'angolo di un foglio strappato. Dall'ordine presente nella stanza capì che si trattava di una persona molto pignola ed esigente. Capì che doveva essere stato colto mentre stava scrivendo una lettera perché la stampante era accesa.

Sceso di nuovo nel salotto iniziò ad interrogare i membri della famiglia. Alessio, il primogenito, era un giovane sui vent'anni, sembrava piuttosto timido, da come strascicava le parole si rese conto che doveva essere piuttosto svogliato. Nonostante il dolore per la morte del padre riuscì a rispondere con precisione a tutte le domande:

Signor Alessio com'erano i rapporti con suo padre?”

Abbastanza buoni, anche se lui pretendeva sempre molto da me”

Dove si trovava tra le 7 e le 12 di questa mattina?”

Dalle 7 alle 8 ho fatto colazione e mi sono preparato, poi sono andato all'università dove sono rimasto fino alle 13”.

C'è qualcuno che lo può confermare?”

Ottavio mi ha preparato la colazione e mi ha visto uscire di casa. All'università possono testimoniare i ragazzi del mio corso”.

Bene verificherò”. Il ragazzo si rilassò afflosciandosi sul divano.

Passiamo ora alla signorina Laura”.

Laura era una ragazza di diciott'anni con lo stesso carattere del padre: arrogante, egoista e testarda. Capelli neri, occhi scuri e poco incline al sorriso. Lei e suo fratello non si parlavano mai, da questo si poteva dedurre che non avevano un forte legame. Era molto nervosa infatti continuava a togliersi e mettersi l'orologio.

Per questo Michele quando iniziò ad interrogarla cercò di calmarla il più possibile. Sembrava molto confusa e non riuscì nemmeno a rispondere a tutte le domande. Poi il detective si rivolse ad Amanda che, prima di iniziare a parlare, gli offrì un thé; Michele accettò volentieri senza dimenticare che doveva ancora interrogarla. A quel punto iniziò a farle delle domande: la signora non ricordava con precisione che cosa avesse fatto la mattina e questo era molto strano.

Rimaneva da interrogare solo Ottavio. Questi era in cucina a preparare la cena e quando entrò l'investigatore lo accolse con il solito sorriso.

Signor Ottavio mi dica con precisione tutto ciò che ha fatto da quando si è alzato fino all'ora di pranzo”.

Mi sono alzato verso le sei, mi sono preparato velocemente e sono sceso in cucina per preparare la colazione ai signori. Verso le 7:30 ho servito il caffè ai giovani Percile. In seguito ho portato nello studio tè e biscotti al signore. Sono ritornato in cucina a pulire e verso le ore nove sono stato chiamato dalla signora che a sua volta ha voluto fare colazione. Mi sono poi recato nelle camere da letto per riordinare. Verso le ore 12 ho sentito un urlo agghiacciante provenire dallo studio: era la signora Amanda che aveva trovato il marito morto. Mi sono precipitato di sopra e dopo aver visto ciò che era successo ho aperto le finestre per far uscire il gas e vi ho telefonato”.

Bene, ora vorrei fare un giro nelle vostre stanze”.

Detto questo Michele iniziò un minuzioso esame di tutta la casa. Per ultima ispezionò la stanza del cameriere. Aprì svariati cassetti e in uno di quelli trovò sotto una gran quantità di fogli una lettera con un angolo strappato. Di sfuggita lesse l'intestazione “ALLA QUESTURA DI CREMONA”. Lo notò ma fece finta di niente. A questo punto l'ispettore andò nello studio e guardò nel computer se il foglio che era presente nella camera di Ottavio era stato scritto con quello. Ebbene si: il documento era stato scritto su quello ed era una denuncia perchè Ottavio aveva rubato il portafoglio a Maicol Percivale. Fatto questo Michele andò nella camera del cameriere e prese la lettera della denuncia. Prese l'angolo del foglio che era stato in mano al cadavere e lo avvicinò alla lettera. Coincideva! Allora, l'investigatore un po amareggiato (perché Ottavio gli era simpatico) si diresse verso la cucina dove il cameriere stava riposando. Michele fece una risatina, poi gli disse “Sei molto intelligente sai? Non me lo aspettavo proprio da te”.

Scusi non capisco” disse Ottavio.

Sai benissimo di cosa sto parlando; avresti dovuto nasconderla meglio la lettera strappata. Quando sono venuto ad ispezionare la tua stanza l'ho notata subito. Hai fatto comunque un ottimo lavoro, ma non dimenticartelo: io sono Michele Sommatus”.

Così il cameriere confessò e spiegò che lo aveva fatto perchè il padrone di casa era un tirchio, un egoista che aveva odiato dal primo giorno in cui era entrato in quella casa.

Volevo qualche soldo in più visto che mi dava sempre uno stipendio bassissimo. Poi oggi mi ha visto mentre gli stavo rubando il portafoglio e stava per denunciarmi, a quel punto non sono più riuscito a trattenermi. Quando sono andato a fare il giro per sistemare le stanze sono passato per lo studio e ho visto che stava dormendo come un bambino, erano le dieci. A quel punto ho pensato di ucciderlo. E vista la stufetta ho usato il gas”.

Bene, adesso informerò la famiglia e la polizia”. Quando la famiglia lo seppe si sbalordì e pensò che Ottavio era stato in quella casa per 10 anni ed ora doveva andarsene in prigione, questo dispiaceva loro molto.

Michele Sommatus usci dalla villa verso sera. In un solo pomeriggio aveva risolto il caso. Non aveva ancora smesso di nevicare.


CANARIN PESTATO


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Commenti: 4
  • #4

    gfdg (martedì, 09 giugno 2015 20:30)

    sdg

  • #3

    obelisco (martedì, 09 giugno 2015 20:21)

    grazie mathew

  • #2

    asterix (martedì, 09 giugno 2015 20:20)

    bellissimo. Stupefacente. Straordinario

  • #1

    Mathew (lunedì, 08 giugno 2015 09:32)

    Bello bravi,veramente