Un giallo a casa mia

 

Tutto iniziò con una festa, la mia festa erano le ventuno e trenta di un lunedì sera. Avevo invitato molta gente. C’erano tutti i miei compagni di classe, un mio ex compagno delle elementari, alcuni adulti e la colf, visto che non passando un buon momento economico voleva fare gli straordinari. A nessuno sorrideva perché non voleva far vedere che i suoi denti non erano perfetti. Anche un mio lontano parente che aveva i capelli corti, ma un po’ da donna non stava passando un buon periodo, gli avevano persino tolto la casa, ma proseguiamo. All’improvviso si spensero le luci e la musica: c’era un silenzio incredibile. Poi accadde quello che tutti speravano non succedesse… si sentì uno sparo, alcuni rumori metallici e un tonfo. Ritornò la corrente. C’era una scia di sangue sul pavimento, l’argenteria era sparita, e c’era il mio ex compagno di scuola per terra nel cortile con accanto un pezzo di grondaia staccata! Io in preda all’agitazione urlai: << Luca! >>. Mi precipitai giù dalle scale per vedere se era ancora vivo: fortunatamente lo era. Chiamammo l’ambulanza. Luca aveva un trauma cranico ed era privo di conoscenza. Andò in ospedale. Subito allertai i carabinieri. Il giorno seguente, andai da Luca in terapia intensiva. Aveva appena riacquistato i sensi. Gli chiesi come stava. Lui mi disse che stava meglio e decise di raccontarmi l’accaduto:<< io ero dietro una colonna e stavo parlando con tuo compagno, quando sentii qualcuno che progettava di tenere tutti in ostaggio chiudendo le porte per farsi dire dai tuoi dove era la chiave della cassaforte e gli altri gioielli. Io sono ancora il tuo migliore amico anche se non frequentiamo la stessa scuola, non volevo che accadesse, quindi appena si sono spente le luci mi gettai contro di lei e lottammo, poi la ladra ha tirato fuori una pistola, però alla fine, sparò a sé quella ladra…>> << Era un donna?! Sei sicuro di aver visto bene?>> lo interruppi << Sì >> mi rispose <<Mi scagliò giù dalla finestra, mi aggrappai alla grondaia, ma quella cedette>> lo ringrazia e tornai a casa. Intuii che si trattava di una donna adulta perché per progettare questo piano ci voleva una mente un po’ troppo intricata per la nostra età, inoltre non doveva essere tanto esperta nell’uso di pistole e fucili e non voleva neanche sparare perché se no non avrebbe lottato e avrebbe freddato il mio amico subito. L’arma l’aveva quindi, per sicurezza. Non doveva essere ferita in modo grave perché non sarebbe riuscita a lanciare giù il mio amico e la scia di sangue ritrovata sul pavimento era sicuramente sua. Avevo il mio identikit di massima. Andai ancora da Luca il giorno dopo e gli feci qualche domanda sull’aspetto fisico e non credevo alle mie orecchie. Pareva mia zia Francesca: capelli corti, non molto alta, portava scarpe basse, non aveva denti perfetti. Ma lei non aveva nessun motivo per derubarci. C’era un’altra persona che corrispondeva alla descrizione. Aveva un’insolita somma di tasse da pagare, aveva un preciso budget per le bollette, uno per la spesa, uno per la macchina, era tutto pianificato, uno sgarro e c’era il panico. Andai da mia mamma e le chiesi conferma, la colf non si era presentata al lavoro. Mi diressi a casa sua: mi fece entrare, vidi qualcosa spuntare da un’anta. Intuii che era argento poi vidi una fasciatura sulla sua gamba, doveva essere uno sparo. In tutta calma le chiesi se potevo andare in bagno (per prendere tempo non per altro), mi ci accompagnò e andò via, sapeva che avevo capito tutto, questo mi spaventò. Non poteva perdere il lavoro così mi preparai al peggio. Per cominciare chiusi a chiave la porta del bagno. Sentì uno scatto di carica di pistola. Mi allontanai dalla porta e chiamai i Carabinieri, ma non avevo più credito! Decisi di approfittare dei ponteggi usati dai muratori. E così feci. Corsi più veloce che potevo dai Carabinieri, raccontai tutto, ed entro venti minuti, la colf era dietro le sbarre. Il giorno dopo Luca tornò dall’ospedale e lo ringraziai dell’aiuto fornitomi: << Grazie Luca senza la tua breve identificazione del colpevole non ce l’avrei mai fatta! >> Mi rispose: << Grazie a te, che mi hai invitato alla tua festa! >> scoppiammo a ridere e gli domandai: << ma chi era il complice della colf? >> << La persona con cui parlava era un uomo alto con i capelli da donna…>> lo riferii ai Carabinieri. Le forze dell’ordine individuarono il suo indirizzo e accompagnarono me e Luca a casa del colpevole. L’uomo non era a casa sua. Mi venne la pelle d’oca e sussurrai: << I miei genitori! Era tutto pianificato, era stato previsto che la colf fosse messa in galera, era un’esca! >>. Schizzai a razzo verso casa, le porte erano sbarrate, fortunatamente tengo sempre la chiave in un posto segreto che non posso rivelare. Mi affrettai. La chiave non c’era più. La colf aveva riferito al mio parente lontano Valerio Niriga delle chiavi! In un attimo, che durò tre secondi, chiarii con me stessa cosa dovevo fare: sfondare la porta, consegnare Niriga alla giustizia e ripagare l’entrata. Afferrai una carriola di ferro presi la rincorsa e sfondai l’uscio, ma non mi fermai. Appena sentii la voce del delinquente mi diressi verso di lui, era armato ma non mi spaventai. Era di schiena, mirai con il bordo della carriola dietro al suo ginocchio, perciò Niriga, per lo spavento, perse la pistola che, fortunatamente, era caricata a salve. Finì nella carriola. Prima che si potesse rendere conto di cosa stava succedendo, presi alcune corde, che usiamo come guinzagli per i nostri cani, lo legai e con lo scotch americano, gli tappai la bocca. Mio papà prese la carriola con dentro Niriga e lo portò dai Carabinieri, lo misero in una cella lontanissima da quella in cui stava la colf, per evitare ulteriori complotti. Però sembrava che la colf stesse facendo amicizia con il suo compagno di cella. Allora la spostarono in un’altra città e si persero le sue tracce.

Elena Sofia

 

 

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