MISTERO ALLA FABBRICA DI SARDINE

 

In una città della Danimarca l'ispettore italiano Achille Fanti venne convocato per l'assassinio di Jack White possessore di una fabbrica di sardine.

Jack White era un uomo molto ricco che intraprese la carriera di marinaio sulla Olimpic Bark in Inghilterra ma ebbe problemi con il comandante della nave e dovette tornare in Danimarca la sua città d'origine dove con le sue esperienze marinaresche mise su la grande fabbrica di sardine.

Arrivati in Danimarca Achille Fanti, sceso dall'aereo che l'aveva portato, prese un taxi che lo portò sul luogo del delitto. Durante la strada, da che il viaggio era lungo il taxi fece tappa riposo davanti a un bar, mentre aspettava in macchina, l'ispettore, notò una figura con il cappello che lo scrutava e ricordò di averla già vista all'areoporto, “ma questo non è rilevante” pensò “ora basiamoci solo sul caso”.

Ripartiti arrivarono circa in trenta minuti alla sede degli investigatori della Danimarca, riuniti c'erano: l'ispettore francese Jacques Devèira, l'ispettore tedesco Adolf Shdmit e l'unico ispettore della Danimarca il capo-ispettore Jhon Fun. Alla fine entrò il signore sospetto con il cappello, l'ispettore-spia russo Ivan Dragomiroff figlio della principessa russa, divenuto ispettore ascoltando i racconti della madre riguardanti l' assassinio risolto dall'ispettore Hercule Poirot e da lei vissuto, Achille notò che il cappello aveva uno strappo, ma non gli diede peso. L'ispettore spia spiegò ad Achille che l'aveva tenuto d'occhio durante il suo viaggio per farlo arrivare sano e salvo fino al ritrovo degli investigatori.

L'ispettore-capo Fun iniziò a parlare: “bene miei cari, oggi siamo riuniti qui per risolvere questo omicidio, nessun indizio fin ora è stato ritrovato ed è da tre giorni, troppi giorni, che Jack White è morto, significa che da quest'istante comincia il vostro lavoro, quindi ispettori mettetevi all'opera!”

gli investigatori si diressero alla fabbrica dove l'uomo è stato ritrovato morto mentre premeva il tasto di spegnimento dei macchinari. Con loro c'era anche il dottor Eduard Fox, l'unico dottore della Danimarca specializzato in autopsie, che mostrando il morto disse: “è stato ferito alla spalla destra da uno sparo ed in seguito da un altro alla testa che ne ha provocato la morte. In base alle ferite riportate dal corpo si può dedurre che lo sparo provenisse da una ventina di metri. Difatti alla tale distanza è stata ritrovata una pistola con inciso sul manico il nome della guardia notturna della fabbrica”. L'ispettore francese Jacques prese la pistola e lesse il nome di “Sirius Grey” e notò che i proiettili di cui era caricata erano gli stessi trovati nel corpo di Jack White. Subito tutti gli ispettori corsero di Sirius Grey ed entrati lo troavrono morto con una pistola in mano ed un biglietto con su scritto:

 

quell'uomo mi aveva rovinato la vita,

avevo una malattia e stavo per morire

ma ora che lui è morto posso morire anch'io”

Sirius Grey

 

E così il caso era chiuso ma Achille non poteva credere che fosse stato così facile infatti leggendo alcune lettere che stavano in casa di Sirius si accorse che la grafia non era la stessa che compariva sul biglietto.

La sera si era organizzata una festa per la risoluzione del caso, ma prima dell'inizio della festa Achille decise di recarsi alla fabbrica, nel luogo esatto nel quale era stata ritrovata l'arma e si accorse che attaccato a un piolo c'era un pezzo di cappello e ricordò che all'ispettore russo mancava esattamente quel pezzo di cappello. Allora subito ritornò alla camera d'albergo che gli era stata mostrata al suo arrivo dall'Italia, prese il suo computer e andò a vedere il profilo di facebook dell'ispettore russo e vide delle foto che ritraevano lui e il possessore della fabbrica; ricordandosi di quando aveva incontrato per la prima volta il russo, si frugò nella tasca dell'impermeabile e recuperò il biglietto che gli aveva dato (“in caso di evenienza” così aveva detto) sulla quale erano scritte il suo nome e il suo numero di telefono e si accorse che la grafia era la stessa del biglietto ritrovato con il corpo della guardia notturna.

Subito corse alla festa con in mano tutte le prove che aveva recuperato (il pezzo di cappello, una stampa delle foto e il biglietto portogli dallo stesso russo). Le buttò sul tavolo alla quale erano riuniti tutti gli ispettori che avevano partecipato al caso e prendendo fiato espose la sua conclusione: “io vi dico, che il caso qui, non è stato risolto! E ora vi svelerò la verità!” si sedettè al tavolo e fissò ognuno degli incuriositi presenti, sorrise, “ miei cari, posso svelarvi che l'assassino del signor White non è il signor Grey, il vero colpevole infatti è seduto a questo tavolo” tra i commensali corse un brivido di paura, l'ispettore italiano andò avanti sicuro di se: “ il mio primo sospetto è stato che il signor Grey abbia lasciato la sua pistola sul luogo del delitto; dopo tutto anche un assassino di pessima qualità non avrebbe commesso un errore simile, si insomma le lettere del suo nome erano chiare, questo avrebbe condotto chiunque a lui! La seconda cosa che non mi tornava era: perchè mai avrebbe dovuto utilizzare due pistole, una per uccidere White e una per togliersi la vita? Non poteva usare la stessa? Era anche meno costoso non credete?” sorrise di nuovo “l'indizio determinante però è stato questo” disse prendendo in mano il frammento di cappello ritrovato alla fabbrica “ questo vedete è un frammeto di cappello, il cappello di Dragomiroff!” ed alzandosi in piedi indicò il russo. Ivan emise una risatina sarcastica: “non avete nessuna prova, il frammento di cappello avrei potuto averlo perso il giorno in cui siamo andati tutti alla fabbrica! Inoltre, perchè mai avrei dovuto ammazzare un uomo che nemmeno conoscevo?” l'ispettore, da buon fiorentino, non si era mai fatto cogliere alla sprovvista e nemmeno questa volta: “ ho cercato sul suo profilo di facebook! Pare che lei circa un anno fa sia venuto in Danimarca per affari e caso strano qui ci sono bel tre foto che testimoniano il suo incontro con Jack White!” a queste parole il russo si irrigidì, era in trappola! Abbassò la testa e sorrise al pavimento: “ mi ricattava, non mi pento di quello che ho fatto!”.

Non ci mise molto la polizia ad arrivare ed ad arrestare il signor Dragoniroff per condurlo nella fredde priglione della Danimarca!

L'ispettore tornò in Italia, orgoglioso di se stesso. Arrivato a casa si sedette sulla sua poltrona e aprì il libro che aveva sul tavolino al fianco, il suo libro preferito: “IL MISTERO ALLA FABBRICA DI SARDINE”.

 

Damiano

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