Stavo partendo da casa per a Roma per andare a vedere il Papa. Mia mamma, come al solito agitata, chiede: ”Siamo sicuri di aver preso tutto quello che ci serve?”
E io e mia sorella, come al solito, le diciamo: “Sì, mamma, abbiamo preso su tutto”.
Prima di partire, come al solito, passiamo da casa dei miei nonni per dare le chiavi di casa a mia nonna. Dopo avergliele date, dicono a me e mia sorella: “ Mi raccomando fate i bravi”,
a mio papà :“Vai piano!”
Tutti insieme diciamo -“Sì, ma va sempre piano”.
Mio papà dice: “ Allora adesso siamo pronti per partire perché se no facciamo tardi”.
Io dico -“Aspetta che bacio i nonni”.
Poi dopo tutti i saluti partiamo e in cinque ore più o meno siamo arrivati a Roma.
Mia mamma dice:“ Bambini, siamo a Roma!”
Noi subito -“Che bello! Tra quanto siamo all'albergo?”
E mio papa -“ Tra dieci minuti”.
Siamo arrivati all'albergo insieme ad un'altra famiglia e anche loro volevano andare dal Papa.
Il giorno dopo c' era l' udienza del Papa, così verso le sei e mezzo ci siamo alzati, ci siamo vestiti e abbiamo fatto colazione.
Mamma:“ Siete contenti che andiamo dal Papa?”
Noi: “Certo, mamma, come possiamo non essere felici?”
Papà -“Dai, che prima arriviamo e più i posti sono belli”
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“Io sono pronto”
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“Anche io”
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“Allora tutti in macchina”
Arrivati dal Papa eravamo proprio vicino alle transenne così lo vedevamo bene e ci siamo trovati vicino a quelli che erano nel nostro stesso albergo, ci hanno riconosciuto.
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“ Ma voi siete nel nostro stesso albergo”
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“ Sì”. Allora ci siamo presentati
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“Io sono Alberto, questa è mia moglie Karin e questi sono i miei figli Filippo e Francesca. Noi veniamo da Cremona”
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“Io invece sono Federico, lei è mia moglie Silvia, e questi sono i miei tre figli Luca, Leonardo e Marta. Noi da Venezia ”
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“Sta arrivando il Papa!” così tutti si girano e ci schiacciano contro la transenna.
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“Io ho fatto le foto più belle” dico e tutti concordano con me.
Dopo aver visto il Papa ci siamo accorti che mancava un bambino di Federico. Allarmati i genitori cercano ovunque ma non lo trovano.
Silvia: “ Federico, chiama la polizia”
Io: “ Aspettate, venite a vedere. In questa foto c' è e in questa no; quindi o vuol dire che si è allontanato e si è perso o vuol dire che lo hanno rapito”.
“ Chiamiamo la polizia, comunque non si sarebbe mai allontanato da noi senza dircelo”.
Abbiamo chiamato la polizia che è arrivata in cinque minuti, ma non ha trovato nient' altro che un biglietto con su scritto: “ Se rivolete vostro figlio portate €50.000 in via buia alle 7 di dopo domani non tardate perché se no vostro figlio lo uccido. Venite senza sbirri”.
I poliziotti dicono di fare il suo gioco e poi lo catturano, ma secondo me dovremmo prendere un agente segreto e far fare a lui.
“Aspettate, voi non farete nessuna delle due cose” dico.
“ Perché?”
“ Perché noi bambini dobbiamo inventarci qualcosa”
“ Giusto” hanno detto tutti i bambini insieme. “Se sono i soldi che vuole, li avrà ma alla nostra maniera”. Allora i bambini all'albergo cominciano a mettere insieme delle proposte;
alla fine il miglior piano è ovviamente il mio che consisteva in: “ Dato che è una via in mezzo a due palazzi altissimi, noi portiamo la valigetta, mentre io e Marta, dall’alto di uno dei palazzi, prepariamo un sacco pieno di sabbia e glielo molliamo in testa. Poi con una corda lo leghiamo e lo portiamo in caserma”.
Allora via a preparare! Io dirigevo il lavoro da un balcone: con una bomboletta abbiamo segnato i vari punti. Il giorno dopo eravamo pronti: così alle cinque di pomeriggio io e Marta eravamo già in posizione.
Poi alle sette, come scritto sul biglietto, ecco il rapitore. Era un uomo non tanto alto, capelli grigi.
-“ Datemi i soldi e andate”
- “Prima facci vedere il bambino se sta bene”, - “ ok”.
“ Eccolo. Ora i soldi”
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“Vieni avanti, dritto davanti a me”.
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“Va bene” e poi BOOOOOOM
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“Grandi! Bella mira!”, - “Ora leghiamolo, MAMMA, vieni che lo portiamo dalla polizia”
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“Va bene”.
Arrivati in caserma, la polizia ci ha ringraziato e ci ha dato una medaglia per il coraggio e per l' astuzia, quindi eravamo molto contenti.
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“Ciao, amici, grazie di tutto”, ci hanno detto.
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“Ciao”, abbiamo risposto.
Così, dopo i saluti, siamo partiti e siamo tornati a casa. Quando lo abbiamo detto ai nostri nonni erano contentissimi dell' accaduto.
Filippo
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