IL MISTERO STRANISSIMO DI TRENTO

 

Mi chiamo Gaia, sono una giovane investigatrice, appena maggiorenne e poco conosciuta (per adesso). Il mio sogno è di diventare attenta, intelligente, astuta, un tipo che non si fa scappare gli indizi; insomma una brava e conosciuta investigatrice, non come “Sherlock Holmes so tutto io” ma chiamata da molta gente. Tutta questa passione è iniziata quando ero alle medie e stavamo affrontando i racconti polizieschi. L’insegnante per approfondire l’argomento decise di far venire in classe un commissario per parlare del suo mestiere. Ricordo che ero rimasta affascinata da come si affronta questo lavoro perché non servono particolari doti fisiche ma testa e intuito.

 

Comunque ora torniamo al presente; sono alla stazione di Cremona, la mia città natale, insieme a mio cugino Mike che è più o meno il mio braccio destro perché mi affianca sempre. Lui si crede il mio “Watson”. Siamo in attesa del treno che deve portarci in una zona vicino a Trento, per risolvere il mio primo caso serio. Si tratta di un furto avvenuto qualche giorno fa; ieri ricevetti una telefonata dall’agenzia per cui lavoro in cui mi chiesero di indagare riguardo ad esso. Mi spiegarono che una certa signora Bianchi, tornata a casa dopo una settimana di vacanza, trovò le finestre mezze rotte, come se fossero state scassinate, e la rete che divide il suo giardino da quello della vicina, sfasciata.

 

Salita in treno mi accomodai in un posto di seconda classe e mi misi a leggere; toglievo gli occhi dal libro solo per ammirare il bellissimo panorama delle montagne e dei fiumi o torrenti di montagna. Quando arrivammo a destinazione ci accolse un uomo baffuto di circa quarant’anni. Capii che era l’agente di polizia che mi avrebbe spiegato la situazione. Dopo poco ci ritrovammo tutti e tre davanti alla casa della signora Bianchi. Era costruita in legno, come tante delle abitazioni del posto. Io e mio cugino iniziammo a controllare le parti della casa distrutte e poi decisi che la prima cosa da fare era chiedere alle persone che abitavano nei dintorni se avevano notato qualcosa di strano. Mike approvò e mi disse: “Credo che dovremmo cominciare dalla casa accanto; la rete rotta appartiene anche a quella casa”. Quindi andammo verso quell’abitazione e appena arrivai davanti al cancello feci per suonare, ma il cane del giardino si mise ad abbaiare e si calmò solo quando arrivò la padrona. Mi venne subito in mente che se si fosse avvicinato troppo uno sconosciuto (come il ladro), il cane avrebbe abbaiato e la signora se ne sarebbe accorta. Però quando le chiesi se nei giorni scorsi aveva visto qualcosa quando il cane abbaiava lei rispose: “Le poche volte che l’ho sentito abbaiare nella scorsa settimana era perché i passanti si avvicinavano troppo, ma nessuno è entrato nella casa accanto”. Riguardo alla rete rotta spiegò che non se ne era accorta perché il cancello si trova dalla parte opposta e lei esce sempre da lì.

 

Non fui soddisfatta neanche dopo aver chiesto agli altri vicini perché nessuno aveva notato niente di particolare.

 

Mio cugino Mike continuava a pensare che ci fosse qualcosa di strano nella faccenda della signora che non ha sentito il cane abbaiare e anch’io avevo i miei sospetti ma dovevo continuare a indagare…

 

Un po’ più tardi tornammo alla casa della signora Bianchi che, dato che era mezzogiorno passato ci offrì da mangiare del pollo arrosto. Spiegò che doveva portarselo in vacanza ma l’aveva dimenticato e lasciato sul tavolo tutto il tempo. Intanto stavo pensando ai segni sulle finestre. Che strano aggeggio dovevano aver usato i ladri per rompere le finestre, non avevo mai visto segni del genere; questo non mi piaceva.

 

Quando uscimmo dalla casa vidi il cane della vicina che abbaiava impaziente davanti alla porta di casa. Quando la padrona gli aprì corse dentro e lei ci salutò e spiegò che aveva fame e adora il pollo, sente l’odore anche da lontano. Mentre camminavamo, Mike e l’agente parlavano del furto. “E’ proprio uno strano ladro” commentò l’agente, “Prima scassina le finestre con un aggeggio mai visto e poi non ruba nemmeno…”. “E’ vero, in effetti la signora Bianchi ha detto che ha solo trovato oggetti rotti” disse Mike. Io ripensai alle parole della vicina della signora Bianchi. Ad un certo punto mi balenò in testa un idea. “Mike devo parlarti subito!”.

 

Quando fummo soli gli spiegai la mia pazza idea e decidemmo di spiegarla all’agente dato che eravamo sicuri.

 

Così la mattina dopo mi ritrovai davanti a tre o quattro poliziotti quasi sconosciuti a spiegare la mia folle ma vera teoria. Iniziarono a farmi domande:

 

E’ vero che hai capito chi è il ladro?”

 

Sì, più o meno” risposi.

 

E non si tratta dei sospettati che avevamo in mente?”

 

No, per niente. Adesso vi racconto tutto”. Così parlai di tutte le domande alla vicina della signora Bianchi e ciò che avevo notato sul suo cane. Poi arrivai a descrivere l’ultima cosa scoperta:

 

Infine ieri pomeriggio, dopo che la signora Bianchi ci raccontò che aveva dimenticato il pollo sul tavolo per tutta settimana abbiamo visto il cane della vicina che voleva a tutti i costi entrare in casa per mangiare il pollo, dato che aveva sentito l’odore”. Vidi che ancora non capivano, infatti uno chiese:

 

Ci stai dicendo che il colpevole è la vicina?”

 

Ma no! Il “colpevole” è il cane della vicina!”.

 

Avevano un espressione interrogativa sul volto, quindi continuai. “Dato che adora così tanto il pollo, sentendo l’odore ha rotto la rete, è entrato nell’altro giardino e con i denti, che sono l’oggetto misterioso con cui ha scassinato,ha rotto le finestre ed è entrato”.

 

Quindi tutti capirono e sorridendomi mi strinsero la mano e mi dissero che ora dovevo dirlo alla signora Bianchi. Quando anche lei e la sua vicina seppero la verità, mi ringraziarono e la vicina disse che le dispiaceva tanto e chiese alla signora Bianchi se doveva pagarle i danni. Ma lei rispose di no, l’importante era sapere cosa fosse successo veramente.

 

Quando andammo via l’agente mi fermò e mi chiese se poteva offrirmi qualcosa da mangiare ma io risposi: “In realtà sono molto stanca, vorrei solo tornare a casa mia a Cremona”. “ Va bene, come preferisci. E’ stato un vero piacere conoscerti!”. Dopo esserci salutati tornai da Mike e poche ore dopo ci ritrovammo sul treno a leggere come pochi giorni prima. Solo che questa volta non eravamo nervosi, ma felici per il nostro primo caso risolto.

 

Arrivati a Cremona ci salutammo e andammo alle nostre case per riposarci.

 

La mattina dopo decisi di fare una passeggiata per il centro della città. Stavo camminando quando mi squillò il cellulare, la chiamata era di Mike.

 

Ciao Mike”

 

Ciao Gaia, ascolta devo dirti una cosa importante. Devi subito prendere il giornale”. Aveva una voce agitata.

 

Cosa? Il giornale, perché dovrei?”

 

Tu prendilo e basta, fidati è importante guarda cosa c’è in prima pagina”

 

Ok… ciao” e riattaccai. Fu la telefonata più strana che avessi mai fatto. Per fortuna ero vicina all’edicola e entrai per prendere il giornale. Ero un po’ arrabbiata con Mike, almeno poteva dirmi qualcosa e conoscendolo la notizia poteva benissimo non essere importante. Ritirai tutto appena presi in mano il primo giornale che vidi, perché in prima pagina c’era la foto della signora Bianchi che stringeva la mano a me e a Mike! Guardai il titolo dell’articolo, c’era scritto:

 

IL MISTERO STRANISSIMO DI TRENTO

 

STORIA DI UN’ INVESTIGATRICE CHE NON SI ARRENDE”

 



 

L’articolo raccontava la mia piccola avventura con il caso della signora Bianchi. Allora ce l’ho fatta, mi dissi. Dire che ero felicissima è dire poco, ero molto più di così. Finalmente il mio sogno si stava avverando.

 

Grazie a quella prima pagina in seguito mi chiamarono in molti, proprio come desideravo e il mio sogno si avverò davvero.

 

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